Una volta che avrete iniziato ad esplorare il misterioso mondo del linguaggio, vi dovesse mai venire il prurito, capirete ben presto che si tratta di una questione piuttosto complicata con molti aspetti diversi che a volte si intersecano tra loro, ma che molto più spesso viaggiano per conto loro come se si trattasse di materie distinte. Non è una sorpresa che, al giorno d’oggi, anche tra i circoli accademici e scientifici, persistono molti punti di vista che a volte sono in netto contrasto l’un con l’altro. In questo stato di anarchia intellettuale, opinioni linguistiche casuali trovano applicazioni pratiche nei campi più selvaggiamente disparati.

Dalla comunicazione tra le specie a quella cibernetica, le applicazioni delle scoperte linguistiche si ripercuotono quotidianamente sulla società, in molti più modi di quanto non si possa immaginare. Nonostante ciò, la linguistica rimane per lo più un oggetto misterioso e sconosciuto per la maggior parte della gente – laddove materie che possono risultare in un certo senso più astratte, come la fisica, la matematica , o addirittura la psicologia risultano più facili da afferrare per la psiche collettiva – e alcune conoscenze sono “gocciolate” fino ai gradini più bassi della piramide educativa.

Questo non significa che gli insegnanti di scuole elementari e superiori che hanno dedicato tutta la loro vita all’insegnamento non possano tirar fuori qualche brillante idea o applicazione per conto loro. Come dato di fatto, essere tutti i giorni – per così dire – in “trincea”, è un ottimo modo per motivare se stessi. Non so, facciamo un esempio: quando si è davanti ad una classe di trenta-quaranta persone a malapena alfabetizzate nella loro stessa lingua, che non sanno perché tu sia lì a provare a parlar loro in una totalmente diversa, beh, devi farti venire per forza delle idee, e alla svelta.

In questo ambiente, quello dell’apprendimento delle lingue, in cui gli studenti hanno un o scarno background culturale sul quale costruire il loro bagaglio di conoscenze, l’elemento ludico è diventato un parametro cruciale. Oggigiorno, per gli insegnanti è essenziale che il processo di acquisizione delle lingue venga impartito sotto forma di giochi didattici, canzoni, svago. Ma come potrebbe avere mai a che fare tutto questo con i brillanti e, diciamocelo, piuttosto esclusivi diagrammi e teorie dei pezzi grossi delle università?

In realtà, molto. I giochi e le teorie dei giochi sono state parecchio studiate dagli scienziati: è il caso della matematica e delle scienze informatiche. I giochi sono basati su regole ben più semplici della situazione quasi caotica in cui verte la realtà e, pertanto, risultano più vicini alle astrazioni rappresentate dal metodo matematico. D’altro canto, è al di fuori della ricerca astratta che sorgono spesso applicazioni pratiche inattese.

Siamo tutti coscienti del potere ludico che la danza e la musica suscitano su di noi. Esse possiedono un modo esclusivo di esprimere emozioni e sentimenti, liberando un’enorme quantità di energia psichica durante il processo. La musica, in particolare, è quella più strettamente legata al linguaggio, il candidato perfetto per l’esplorazione linguistica e l’apprendimento. La musica, come certi tipi di poesia, coglie il potere del suo incantesimo dalla magia della rima, un arte che autori e i cantori conoscono sin dall’alba dei tempi.

Già il solo apprendimento delle canzoni locali di un dato luogo ci avvicina molto ad esso, e concentrandoci sui loro modelli di rima possiamo trovare una chiave di lettura per la morfologia del linguaggio. Un linguaggio formidabile, specialmente se risulta di facile lettura, computazione e pronuncia.

Sin dai tempi antichi si è parlato molto dell’inadeguatezza dello spelling della lingua inglese. Alcuni scrittori si sono spinti tanto lontano da definirlo “fonologico”, nel tentativo di glissare sulle sue incredibili tortuosità, mentre il noto scrittore irlandese, Georgre Bernard Shaw, lo ha semplicemente descritto come “terribile”.

Ad ogni modo, concentrandosi dapprima sulla lingua parlata, attraverso il puro ascolto della musica, e spostando solo in un secondo momento l’attenzione degli studenti sul riconoscimento dei modelli di rima attraverso il testo di accompagnamento possiamo aggirare il principale problema esistenziale alla base dello spelling inglese, con il risultato di una lettura e una pronuncia decisamente migliori di prima.

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